FA
PIÙ RUMORE UN ALBERO CHE CADE DI UNA FORESTA CHE CRESCE
Di Roby Noris
Il giorno dopo
il Fax sulla violenza sugli anziani andato in onda giovedì 8 maggio alla
TSI un apprendista commentava "hai visto come trattano male gli anziani?"
e all'uscita dell'asilo una mamma "non pensavo che in Ticino succedessero
cose del genere".
Per chi lavora da vent'anni nel sociale invece non è una sorpresa il
fatto che esistano forme di violenza nei confronti di tutti coloro che sono
più deboli, non solo anziani. Questo non perchè ci sia chissà
quale muro di omertà che nasconde mostri in tutti gli angoli ma solo
perché il rispetto della dignità di tutte le persone, è
una dura conquista anche nelle società avanzate. È necessario
un lavoro capillare continuo di sensibilizzazione a tutto campo e un'utilizzazione
di quella strumentazione, anche giuridica, che permette di migliorare le condizioni
di vita di tutti, sia a livello famigliare che collettivo, a casa o in istituzioni
di vario tipo.
Non mi spaventa più di tanto il tema della violenza sugli anziani, contro
cui so cosa si debba continuare a fare. Mi sconcerta invece, e un po' mi terrorizza,
lo stile giornalistico del servizio introduttivo di questo Fax, contro cui sono
praticamente disarmato: l'impatto devastante di quell'emissione sul pubblico,
sul piano dell'informazione e della sensibilizzazione, non è infatti
neppure paragonabile all'effetto correttivo, sostanzialmente irrisorio, che
si potrà ottenere sommando tutte le reazioni che pur ci sono state. È
giusto indignarsi stigmatizzando questo modo di presentare un problema sociale
da affrontare con rigore e non con facili scoop, ma da un punto di vista dell'efficacia
è meglio essere ben coscienti che questo non scalfisce neppure il mammut
elettronico.
Il guaio sta nel vecchio adagio "la dì la televisiun", che
significa in termini più dotti "la credibilità del mezzo
televisivo, soprattutto in clima di sostanziale monopolio, è difficilmente
messa in discussione". Infatti non solo l'apprendista e la mamma citati
non hanno avuto nessun dubbio su quanto raccontato da Fax, ma persino gli ospiti
in studio, esperti in geriatria forse un po' meno in mass media elettronici
, non avendo visto prima il filmato, si sono trovati spiazzati e hanno dato
praticamente per scontato che quanto raccontato doveva essere tutto vero. "La
dì la televisiun" vale anche per gli esperti. A uno di loro, il
dottor Franco Tanzi, geriatra, abbiamo voluto dare spazio nelle pagine che seguono
affinchè ci potesse finalmente dire cosa pensa del tema della violenza
sugli anziani in Ticino; durante la trasmissione infatti non ha avuto modo di
farlo visto che quando ha osato, ad esempio, contraddire uno dei giudizi preconfezionati
da Fax secondo cui "la violenza sugli anziani è in aumento"
gli è stata semplicemente tolta velocissimamente la parola passando ad
altro argomento. È di Tanzi l'affermazione fatta in studio commentando
il servizio iniziale, che "fa più rumore un albero che cade di una
foresta che cresce" nel tentativo di ridare credibilità a un quadro
cantonale dove decine di migliaia di anziani generalmente non rischiano di essere
dimenticati, maltrattati, abbandonati e violentati.
Personalmente non faccio parte di coloro che vedendo un adulto che guarda teneramente
un bambino hanno come primo pensiero che potrebbe trattarsi di un pedofilo,
insomma la caccia alle streghe non mi piace. Non voglio dire che da noi i mostri
non ci siano e non ci saranno mai, o che certe cose non possono succedere, o
che il Ticino non è mica il Belgio, ecc. Credo che possa succedere di
tutto teoricamente; ma credo anche che il buon senso comune potrebbe per lo
meno far dubitare che un'istituzione di accoglienza in un ambiente piccolo come
il Ticino, possa nascondere per anni, con la connivenza della direttrice, due
infermieri violentatori di vecchiette non uno, ma addirittura due e che solo
grazie a Fax finalmente la vecchietta sia salva. Naturalmente questi dubbi sarebbero
venuti a chiunque, se a raccontare queste storie fosse il proprio vicino di
casa, un amico, o una lettera di qualcuno che afferma di sapere cosa succede
negli istituti ticinesi; ma se l'ha detto la televisione? La forza dirompente
della televisione di Stato, che tutti paghiamo, fa pensare quasi automaticamente
che a qualunque affermazione debba necessariamente corrispondere un'inchiesta
seria, quindi credibile.
In questo caso l'inchiesta seria comunque proprio non c'è stata. E possiamo
affermarlo con assoluta certezza perché prima di fare del giornalismo,
anche televisivo, a Caritas Ticino facciamo del sociale che stia qui la differenza
profonda fra Caritas Insieme e Fax? e qualche verifica possiamo farla senza
difficoltà. Ad esempio l'ultimo caso presentato dal filmato, quello più
scioccante, degli infermieri violentatori di vecchiette che sono ancora in servizio:
la verità è che non vi è un solo elemento della denuncia
fatta da un'ospite, che potesse far ritenere anche solo vagamente plausibili
le accuse; i responsabili dell'istituzione non hanno quindi ritenuto di dover
sospendere gli accusati, ma hanno voluto che ci fosse un'inchiesta della magistratura,
data la gravità di accuse di questo genere che hanno sempre conseguenze
nefaste anche quando sono completamente infondate.
Ma i giornalisti di Fax queste cose non volevano saperle visto che non si sono
presi neppure la briga di fare una telefonata di verifica alla direttrice dell'istituto
anche solo per "sentire l'altra campana". Mancanza di tempo per un'inchiesta
seria o la paura che qualche verifica costringesse a sfumare o a eliminare le
descrizioni raccapriccianti che hanno fatto l'audience di quel Fax? Tutte le
considerazioni più o meno sagge che Fax ha poi proposto durante il resto
della serata infatti contano ben poco di fronte all'impatto del servizio iniziale:
un autentico pugno nello stomaco che noi, poveri telespettatori disarmati, abbiamo
provato pensando agli anziani che conosciamo e a cui vogliamo bene.
Che dire poi del fatto che alcune istituzioni citate erano riconoscibili sicuramente
da chi le frequenta e almeno in un caso anche da chi abita o è passato
qualche volta nella zona, ben identificabile in una panoramica da un gruppo
di case al tetto dell'istituzione incriminata; per un'istituzione sociale e
per i suoi operatori la credibilità presso il pubblico è molto
importante e questo episodio di giornalismo "spavaldo" la definizione
è della TSI, che sarebbe più appropriato definire incosciente,
può avere conseguenze incalcolabili.
Naturalmente il testo del servizio usava prudentemente il condizionale, che
forse eviterà ai giornalisti che l'hanno realizzato le conseguenze legali,
ma che televisivamente, in assenza di contestazione, suona inequivocabilmente
per i telespettatori come una affermazione di verità.
La violenza sugli anziani esiste e va combattuta; ma vi è anche quella
di un certo giornalismo che fa violenza al pubblico, negandogli l'accesso alla
verità. La verità sui fatti, la verità sulle cose che ci
circondano, la verità sul senso delle cose e sul senso stesso dell'esistenza.
Eppure abbiamo a disposizione lo strumento più efficace e temuto dai
dirigenti televisivi di tutto il mondo, per difenderci dalle forme più
sottili di violenza televisiva: si chiama telecomando, ma è difficilissimo
da usarsi.